N° 114
VERITÀ NASCOSTE
1.
Iron
Man è immobile in piedi e guarda il suo avversario in armatura che risponde al nome
di Iron Monger disteso al suolo. Nella sua voce c’è un velo di tristezza mentre
dice:
<<Non
sarebbe dovuta finire così, Gregory.>>
<<E
non è ancora finita, sciocco troppo fiducioso.>> ribatte l’altro
alzandosi improvvisamente.
Un piccolo disco si
stacca dalla sua piastra pettorale per poi attaccarsi a quella di Iron Man
<<Cosa
hai fatto?>>
esclama
quest’ultimo.
<<Ho
appena vinto.>>
è la secca
risposta.
All’interno
della sua rinnovata armatura Tony Stark la sente diventare sempre più pesante,
mentre l’energia che l’alimenta fluisce via e tutti i sistemi operativi si
spengono uno dopo l’altro.
<<Il
mio assorbitore sta facendo un ottimo lavoro.>> continua l’uomo che ha detto di
chiamarsi Gregory Stark e di essere il fratello maggiore di Tony <<Tra pochi istanti la tua armatura sarà solo un guscio vuoto e tu
potrai solo attendere il colpo di grazia… che ti infliggerò molto
volentieri.>>
Da
parte di Tony Stark nessuna risposta.
La
vita non è stata tenera con Eddie March, bisogna ammetterlo. L’ex pugile
afroamericano ha dovuto rinunciare a battersi per il titolo mondiale a causa di
un aneurisma al cervello. Credeva di essersi finalmente lasciato il problema
alle spalle ed aveva anche cominciato una nuova avventura come uno degli uomini
che affiancavano Tony Stark nel ruolo di Iron Man, ma questo punto il destino
beffardo aveva voluto dire la sua. Nel corso di uno scontro proprio nei panni
metallici di Iron Man Eddie era rimasto seriamente ferito al punto di rimanere
completamente paralizzato dal collo in giù con praticamente nessuna speranza di
recupero … o così credeva fino ad oggi .[1]
Di
fronte a lui, che in questo momento è seduto in un’avveniristica sedia a
rotelle a comando vocale, stanno due donne: una è l’attraente Veronica Benning,
la sua fisioterapista, e l’altra, più anziana, è la Dottoressa Erica Sondheim,
brillante neurochirurgo.
-Vuol, forse, farmi credere, Dottoressa, che
esiste una possibilità di cura per la mia condizione?- dice Eddie.
-Non intendo offrirle false speranze… ma… sì,
una possibilità, per quanto minima esiste, ma devo avvertirla che le
probabilità di successo sono forse una su un milione e che quelle che lei muoia
sul tavolo operatorio superano il 90%. Si tratta di una cura…… diciamo
sperimentale.-
-Ed io sarei una specie di cavia. Capisco. Beh,
perché no? Nella mia condizione non ho molto da perdere, direi.-
-La tua vita.- interviene Veronica.
-Non ne è rimasto granché ormai. Guardatemi:
riesco appena a muovere la testa. Devo essere nutrito, vestito, lavato, per non
parlare di cose più umilianti, da altri. Se anche ci fosse una possibilità su
un miliardo io la prenderei al volo piuttosto che continuare in queste
condizioni.-
-Si è spiegato molto bene.- replica la
Dottoressa Sondheim -Non posso dire che non la capisco. Devo confessarle che
sono stata molto riluttante a parlare con lei di questa possibilità visto il
piccolissimo margine di riuscita e quello altissimo di morte.-
-Credo che spetti a me decidere….- ribatte
Eddie -… quindi mi dica di si tratta. Da quello che ha detto e visto che c’è di
mezzo lei, quello che propone dev’essere un intervento chirurgico al midollo
spinale o qualcosa di simile , giusto?-
Erica
Sondheim fa un profondo respiro, esita qualche istante, poi risponde:
-Qualcosa di simile infatti.-
-Mi dica tutto allora, la ascolto.-
-Cosa sa della nanotecnologia?-
-Poco, ma comunque più di quanto mi sarebbe
piaciuto. La mia unica esperienza ha a che fare con la morte di tanta gente,
compresa una donna che non sono stato capace di salvare.-[2]
-La Dottoressa Maya Hansen, lo so. In un certo
senso è grazie a lei che posso offrirle questa possibilità.-
Eddie
si fa subito più attento.
Mi
sembra di essere il protagonista di un vecchio serial d’avventura, pensa Mike
O’Brien mentre con indosso una muta da sub percorre, nuotando vigorosamente, un
tunnel sottomarino. Poche bracciate ed è finalmente in grado di vedere una
tenue luce in superficie.
Finalmente
emerge e si ritrova in quella che sembra una caverna sotterranea. Ad attenderlo
c’è una donna attraente dai capelli biondo rossicci ed il fisico atletico che
ora indossa una tuta bianca che sembra le sia stata dipinta addosso da quanto è
aderente.
-Finalmente!- esclama.
-Ho fatto più presto che ho potuto.- replica
Mike sfilandosi a sua volta la muta -Immagino che sia andato tutto liscio.-
-Tutti i sensori e gli allarmi qui sotto sono
stati disattivati.- risponde Meredith McCall -Non posso, però, garantire che di
sopra qualcuno non si sia accorto di qualche anomalia. Dobbiamo fare in
fretta.-
Senza
replicare Mike prende una sacca impermeabile che portava con sé e ne estrae una
tuta che indossa rapidamente, poi prende una pistola Beretta 92F, ne controlla
l’efficienza e la ripone in una fondina che si assicura alla vita assieme ad un
pugnale. La sua compagna fa altrettanto.
-Le mute e le pinne possiamo lasciarle qui. Non
ci serviranno più.- dice Meredith -Quando tutto sarà finito useremo un’altra
via per uscire… o saremo morti.-
-Tu si che sai galvanizzare i tuoi compagni.-
commenta, ironico, Mike.
Meredith
non replica e comincia a correre nel tunnel. Mike la segue.
2.
Nei cieli di Long Island si sta svolgendo una
sorta di battaglia aerea tra due figure in armatura. Non proprio una vista
insolita da queste parti.
La donna che indossa
un’armatura leggera bianca si fa chiamare Cybermancer, ma l’aspirante supereroe
che si fa chiamare Steel Warrior ha appena scoperto la sua vera identità e la
sorpresa gli ha fatto abbassare la guardia forse per un attimo di troppo.
Cybermancer
lo colpisce al petto con il suo super guanto e come risultato la figura color
blu cobalto di Steel Warrior perde il controllo e precipita al suolo.
Il
team che ha progettato l’armatura e quello che l’ha costruita hanno fatto le
cose per bene: quando il terreno è ancora lontano il suo occupante ha
recuperato il controllo e plana senza difficoltà. In pochi istanti è raggiunto
dalla sua avversaria ed ancora una volta ne fissa il volto non più coperto dal
casco e l’incredulità è percepibile nel timbro elettronico della sua voce.
<<Tu… tu sei
davvero Rumiko Fujikawa?>>
-Rumiko Fujikawa non esiste più, ora c’è solo
Cybermancer!- replica la giovane donna giapponese in tono rabbioso.
Il
suo guanto crepita, l’energia danza sulle sue dita e Steel Warrior capisce che
non è il caso di indugiare. Avrà tempo per chiedersi cosa ha trasformato la
Presidente della Stark-Fujikawa in una maniaca omicida, ora deve pensare a
restare vivo ed a trovare il modo di sconfiggerla senza farle del male.
Non
sarà affatto facile.
Non
molto distante da lì si sta svolgendo un’altra strana battaglia aerea. I
supercriminali tecnologici chiamati Raiders sono riusciti a spegnere l’armatura
denominata Rescue.
Al
suo interno la giovane scienziata Toni Ho vede avvicinarsi sempre di più il
suolo. Non è particolarmente impensierita da quello, sa che l’armatura da lei
progettata può reggere agevolmente all’impatto.
Quello che la preoccupa
davvero è che la sua amica Riri Williams alias Ironheart sta per essere
aggredita alle spalle da due Raiders, ma con tutti i sistemi disattivati lei
non può avvertirla del pericolo. Non può che pazientare fino all’imminente
riavvio.
Il rumore dell’impatto
di Rescue con il suolo è udibile a parecchia distanza,
Riri Williams non è mai
stata la tipica ragazzina afroamericana di Chicago, ma non per questo la sua
vita è stata facile. Suo padre è morto prima della sua nascita, il suo patrigno
è stato ucciso quando lei aveva 13 anni, vittima innocente del fuoco incrociato
di un regolamento di conti tra gang malavitose.
Quanto a lei, si è
rivelata essere quella che viene normalmente definita una bambina prodigio, un
vero genio scientifico che a soli 15 anni sta per conseguire un Dottorato in
Ingegneria al Massachusetts Institute of Technologies. Sempre che arrivi viva
alla discussione della tesi s’intende.
Nei panni della supereroina
Ironheart si è trovata coinvolta nello scontro tra Iron Man e Iron Monger e
finora se l’è cavata abbastanza bene, ma la fortuna può sempre cambiare.
Distratta dalla caduta
della sua amica Rescue, non si accorge dell’attacco combinato di due Raiders
che si sono portati alle sue spalle finché non è troppo tardi.
La
sua armatura è bombardata contemporaneamente da onde sonore e raggi laser che
la sbalzano verso terra.
Com’era
già accaduto alla sua compagna, perde l’assetto di volo e comincia a
precipitare.
3.
Immerso
nei suoi pensieri Eddie March non sembra accorgersi che qualcuno è entrato
nella sua stanza, non finché non sente una voce di donna, una voce che conosce
molto bene, dire:
-Ciao, Eddie.-
Eddie
fa fare un mezzo giro alla sua sedia a rotelle e si trova davanti una donna
attraente dai capelli neri che indossa un abito di alta moda: la Contessa
Stephanie De La Spiroza.
-E così sei venuta anche oggi.- commenta Eddie
-Non devi sentirti obbligata a farlo.-
-Lo faccio perché voglio farlo, perché voglio
starti vicina, è così difficile da credere?-
-Una bella donna come te non dovrebbe perdere
tempo con uno storpio come me a malapena capace di muovere la testa ormai.-
-Ma si dà il caso che io adori questo storpio,
definizione tua, non mia, , puntualizziamo.-
Prima
che Eddie possa ribattere, Stephanie si china su di lui e lo bacia sulle
labbra, un bacio decisamente appassionato che a Eddie sembra non finire mai e
se da un lato la cosa gli piace, dall’altro lo riempie di frustrazione perché
il suo corpo al di sotto del collo è assolutamente privo di sensibilità.
Stephanie
si stacca da lui e dice:
-Ora che abbiamo chiarito il punto, cosa ne
dici di raccontarmi le ultime novità?-
Perché
no? Si dice Eddie. Con qualcuno deve parlarne e lei va benissimo. Quando l’ha
conosciuta la riteneva una donna fatua, una che pensava solo a divertirsi, ai
gioielli, ai vestiti costosi, ma forse si è sbagliato.
Le
racconta tutto quello che gli ha detto la Dottoressa Sondheim ed alla fine
Stephanie gli chiede:
-Che intendi fare?-
-Credo che accetterò. È l’unica occasione che
mi resta.-
-Io ti voglio vivo, Eddie.-
Ma
è vita questa? Eddie non ne è affatto sicuro.
Nella
sede della Stark-Fujikawa a Flushing, Queens, Amanda Armstrong finisce un caffè
che Ling McPherson le ha portato.
-La prego, Amanda, finisca il suo racconto.- le
si rivolge Philip Stark -Sono molto curioso, lo confesso.-
Amanda
si incupisce e replica:
-Non c’è più molto da dire.-
Un altro luogo ed un altro tempo: la
riviera francese svariati decenni fa. Il gruppetto formato da Amanda Armstrong,
Howard Stark Jr ed il suo maggiordomo Jarvis seguì l’agente della CIA William
Fitzpatrick fino ad un’auto parcheggiata poco distante dalla casa che stavano
lasciando.
Fitzpatrick si mise alla guida, Jarvis prese posto accanto a lui mentre
Howard e Amanda si sedettero dietro, l’auto partì rombando e solo quando furono
abbastanza lontani l’agente della CIA si concesse di rilassarsi.
-Dovremmo essere
al sicuro.- disse -Non abbiamo nessuno alle calcagna e tra poco arriveremo al
punto d’incontro con il vecchio Nick.-
-Un’altra delle
vostre case sicure, ma non poi così tanto?- chiese con una chiara punta di
sarcasmo, Howard.
-Qualcosa del
genere, ragazzo. Ci siamo!-
L’auto imboccò il vialetto d’ingresso
di una villa sul mare e si arrestò poco distante dal portone d’ingresso. I
passeggeri ne scesero.
Amanda era ormai sorretta solo dalla
speranza di ritrovare suo padre. Si immaginava che avrebbe dovuto discutere, se
non litigare, con lui a causa della sua decisione di scappare a 16 anni con un
cantante rock, ma anche lei avrebbe potuto obiettargli di averle nascosto di
essere un agente della CIA, che era poi il motivo per cui era stato rapito
dalla stessa misteriosa organizzazione che nelle ultime 24 ore aveva cercato di
rapire anche lei. Non aveva più importanza adesso, contava solo che stesse
bene.
Improvvisamente Nick Fury comparve sulla soglia della villa affiancato
dall’agente afroamericana Nia Jones.
Amanda
non ebbe bisogno che parlassero: le loro facce cupe erano più che eloquenti.
-No!- urlò Amanda
Le gambe le cedettero e fu solo la
prontezza di riflessi di Howard Stark gli permise di afferrarla e sorreggerla.
4.
L’uomo è un afroamericano di età indefinibile, capelli
neri tagliati a spazzola, tempie bianche, viso incorniciato da una rada
barbetta. Si fa chiamare Nigel Blaque ed è uno dei
piccoli boss della droga della zona che dal South Bronx va fino a Central
Harlem, è anche un uomo con molte ambizioni e pensa di avere i mezzi per
realizzarle.
Si alza dal letto e comincia a
rivestirsi. Senza nemmeno voltarsi si rivolge alla donna, anche lei
afroamericana, sdraiata nuda sul letto:
-Sei stata brava come
al solito, Jenny e ti sei meritata anche una mancia.-
Blaque si alza , si avvicina ad un
comò e prende da un cassetto tre bustine contenenti polvere bianca per poi
tornare dalla ragazza che nel frattempo si è messa a sedere sul letto e
gettargliele accanto.
-Puoi fartene una
subito, ma le altre le lascerei per più tardi, fossi in te.- le dice -Dovrai
fare la solita consegna per me ovviamente.-
-Ovviamente.- mormora
in tono rassegnato la ragazza che si fa chiamare Jenny Rose mentre si riveste.
-Ho apprezzato
davvero che tu non mi abbia tradito, Jenny e non lo dimenticherò, puoi starne
certa.- aggiunge lui.
-Grazie, Nigel.-
Jenny
finisce di vestirsi, appoggia una delle bustine sul comodino e la inala, poi si
alza, infila le altre bustine nella sua borsa assieme ad un pacchetto e a dei
soldi che le dà Blaque e lascia la stanza .
Howard Stark bussò alla porta della stanza senza ricevere risposta,
esitò qualche istante poi girò la maniglia, aprì la porta ed entrò.
Amanda Armstrong era in piedi vicino alla finestra
e guardava fuori. Lui si avvicinò e le mise le mani sulle spalle. Rimasero così
per un po’, senza che nessuno dei due dicesse una parola.
Alla fine lei si voltò, abbozzò un sorriso, gli
sfiorò il volto con la mano destra e disse:
-Grazie.-
-Non ho fatto niente.- si schermì lui.
-Ma ci sei.- replicò Amanda.
Improvvisamente gli
afferrò il viso e lo baciò sulle labbra. Howard rispose al bacio ed entrambi
finirono sul letto.
Philip
fa una smorfia e commenta:
-Tutto qui? Sembrava
un thriller e si rivela un banale romance?-
-Corvo, hai la
sensibilità di un elefante in una cristalleria.- lo rimprovera Bethany Cabe
-Non dovrei esserne sorpresa.-
-Che le disse Fury
sulla morte di suo padre?- chiede Ling McPherson.
-Solo che quando lui
e la sua squadra erano arrivati nel posto dove era tenuto prigioniero era già
morto ed i suoi assassini erano spariti.-risponde Amanda -Solo molto tempo dopo
scoprii i particolari e capii perché Fury aveva preferito tenermeli nascosti.
Avevo 16 anni, mi considerava emotivamente fragile… e forse aveva ragione… non
so.-
-E… Howard? Mi riesce
ancora difficile pensare a lui come mio nonno.- interviene Philip.
-Lui… aveva 18 anni…
o forse 19, non sono sicura adesso… fu molto... gentile... tenero… per i pochi
giorni passammo insieme.-
-Non sembra lo
spietato uomo d’affari che mi è stato descritto.-
-La gente cambia. A
volte in meglio, a volte in peggio.- sentenzia Beth.
-Qualche giorno dopo
partimmo per gli Stati Uniti con uno dei voli speciali della CIA. Io tornai
nell’Iowa da mia madre e ci fu il funerale di mio padre. Anche Fury era
presente. Venne anche Howard ed è inutile negare che la cosa mi fece molto
piacere. Lui, poi, ripartì per l’est. Doveva iniziare l’università, disse. Ci
lasciammo con la promessa di sentirci, ma in realtà non ci credevamo molto.-
-Un classico.-
commenta Beth -Poi cosa successe?-
-Fury mi giurò che
avrebbe dato la caccia agli assassini di mio padre, ma, a quanto ne so, non ci
riuscì mai . Quanto a me… poche settimane dopo scoprii di essere incinta.-
5.
Sono viva, pensa Toni Ho all’interno
della sua armatura. Non che avesse dubbi al riguardo. Il modello che ha chiamato
Rescue può reggere impatti ben peggiori, ma adesso le manca il fiato e
l’armatura non si sta riavviando. Che l’impatto con il suolo abbia danneggiato
i sistemi? Non dovrebbe succedere, eppure… improvvisamente l’armatura si divide
nei suoi componenti fondamentali lasciando la giovane asiatica distesa in
mutandine e reggiseno tra i vari pezzi di metallo.
Abbacinata dal sole Toni riesce
finalmente a mettere a fuoco una figura in piedi davanti a lei che le dice:
<<Serve aiuto?>>
War Machine è arrivato come la
proverbiale cavalleria.
Da un'altra parte della grande città
di New York l’uomo che si fa chiamare Zhang Tong entra in una stanza e si ferma
davanti ad un uomo seduto su un letto e gli dice :
-Sei pronto?-
-Sono pronto.-
risponde l’altro -Ordina ed io eseguirò.-
Semplicemente perfetto, pensa Zhang
Tong con un sorriso maligno.
Bloccato all’interno della sua
armatura Tony Stark si rivolge all’uomo che ha detto di essere suo fratello:
<<Dunque è così, Gregory? Tutto si riduce ad una banale questione
di vendetta? Speravo in qualcosa di meglio francamente.>>
L’uomo nell’armatura di Iron Monger
replica:
<<Se avessi solo voluto vendetta, ti avrei semplicemente ucciso,
Tony. Quello che volevo… che voglio è dimostrare che sono migliore di te sotto
ogni punto di vista.>>
<<Davvero è tutto qui? Gelosia tra fratelli ? Sempre più
banale.>>
<<Sta zitto! Tu hai avuto tutto quello che mi è stato
negato.>>
<<Nessuno ti ha mai negato niente, Greg. Nostro padre ti ha
riconosciuto, hai avuto le stesse opportunità che ho avuto io e la tua parte di
eredità quando è morto.>>
<<Ma ero sempre l’altro figlio, quello che viveva lontano, mai
davvero parte della famiglia, un intruso.>>
Inutile,
pensa Tony, non vuole ascoltare.
<<Per questo hai concepito il tuo contorto piano per sostituirti a
me?>>
<<All’inizio era quello che volevo, sì: sostituire la mia mente
alla tua non è stato molto difficile. Solo la tua donna, Pepper, aveva capito
qualcosa ed ho dovuto… provvedere a lei. Spiacevole, ma necessario.>>
<<Che le hai fatto?>> esclama
Tony con ira.
<<Non l’ho uccisa, se è questo che temi. Non uccido se posso farne
a meno. Dov’ero rimasto? Oh sì, nei tuoi panni ho preso il controllo di tutto
quello che era tuo, ma non mi bastava ed alla fine ho capito perché. Dovevo
dimostrare al mondo che ero tuo superiore anche come Iron Man ed è per questo
che ti ho dato un’opportunità di liberarti e tu non mi hai deluso.>>
Se non è pazzo ci manca poco, pensa
Tony. Devo fermarlo a qualunque costo.
Il suo braccio destro raggiunge il congegno
che Iron Monger ha piazzato sul suo petto.
CONTINUA
NOTE
DELL’AUTORE
Non
molto da dire su quest’episodio.
1)
Avrei voluto chiudere questa storia qui,
ma mentre scrivevo mi sono venute altre idee e questo mi ha portato ad
allungare la storia di almeno un altro capitolo.
2)
Come avrete notato, Iron Man ed il suo
avversario compaiono solo all’inizio ed alla fine della storia, ma state
tranquilli perché nel prossimo episodio le cose saranno diverse .
3)
In un modo o nell’altro quasi tutti i
nostri eroi in armatura sono presenti per il gran finale. Vedremo come se la
caveranno.
4)
Abbiamo finalmente appreso alcuni
dettagli dell’origine di Gregory Stark ed altri ne apprenderemo nel prossimo
episodio.
5)
Chi è l’uomo che Zhang Tong ha visitato?
Ne saprete di più nel prossimo futuro.
Nel prossimo episodio l’esplosivo finale di quasi tutte le
nostre trame e sottotrame e le fondamenta di un nuovo inizio. Non mancate.
Carlo